Le collezioni del Museo

Le collezioni del Museo di Crema si sono formate in modi differenti: il nucleo più consistente è nato al momento della fondazione dell'istituto, con la selezione e la raccolta dei reperti e degli oggetti che i curatori del tempo ritenevano significativi per illustrare la storia e la cultura della città e del suo territorio.

In alcuni casi il Museo ha acquisito collezioni preesistenti, raccolte di oggetti e opere d'arte che erano state formate in precedenza. Al di là dell'interesse storico o artistico che rivestono i singoli oggetti, le collezioni raccontano molte cose anche del gusto e degli interessi personali e culturali di chi le ha formate.

Altri oggetti sono giunti successivamente, in seguito a scoperte fortuite (come le piroghe) o più semplicemente grazie alle generose donazioni dei cittadini.

Ancora oggi il museo incrementa le proprie collezioni mediante il prestito, lo scambio o l'acquisto di nuovi oggetti e opere d'arte. Negli ultimi anni il patrimonio museale si è arricchito notevolmente grazie all'acquisto della collezione Tinelli, una delle collezioni di macchine per scrivere di produzione italiana più significative e complete a livello nazionale, e della collezione Bacchetta, un nucleo di opere pittoriche di produzione cremasca del XIX e del XX secolo.   

 

 


La sezione di Arte

Interno di una sala della sezione Arte del Museo di Crema

La sezione di Arte offre un’ampia panoramica dei maggiori artisti cremaschi e di coloro che hanno operato nei secoli sul territorio, a partire dalle importanti testimonianze del XV e del XVI secolo, con gli affreschi provenienti dalla chiesa di San Domenico in Crema, dall’ex cappella incorporata alla cascina Monasterolo di Dovera e con le opere di Vincenzo Civerchio e gli affreschi di Aurelio Buso. Il XVI secolo è rappresentato in particolare da una Natività del Caravaggino, una Sacra Famiglia di Carlo Urbino e la tela dei SS. Girolamo e Francesco.

Testimonianza preziosa della chiesa di S. Agostino, annessa al convento di Crema e oggi non più esistente, sono invece le pale di Carlo Urbino, Palma il Giovane e Fra Sollecito Arisi. Dalla Basilica di S. Maria della Croce proviene inoltre un’interessante Testa di Santa, opera di Agostino Fondulo, attivo tra il XV e il XVI secolo. Particolarmente interessante è la serie di tavolette lignee da soffitto del XV-XVI secolo, dipinte con soggetti zoomorfi, antropomorfi e stemmi che dovevano adornare i palazzi cittadini e le dimore signorili di Crema e del territorio.

La produzione Secentesca è documentata invece dalle opere di Gian Giacomo Barbelli, Tommaso Pombioli, Giovan Angelo Ferrario e Giovan Battista Lucini e da un’interessante serie di ritratti di personaggi di casa Benvenuti. Il Settecento è il secolo di Mauro e Tommaso Picenardi, ma il Museo documenta anche l’attività di artisti esterni che testimoniano la vivacità della richiesta di produzione artistica in questo periodo.

Le collezioni testimoniano infine la produzione artistica moderna e contemporanea, con una particolare attenzione agli autori di Crema e del territorio: le opere relativi ai secoli XIX e XX (in particolare fino agli anni Cinquanta) sono conservate nella Sezione di Arte moderna (Sam), inaugurata nel maggio del 2014.


La sezione Archeologia

Immagine di alcuni reperti archeologici del Museo di Crema

La notevole variazione del paesaggio cremasco nel corso dei secoli, dovuta principalmente all’andamento delle acque, aiuta a comprendere più compiutamente le ragioni della forte discontinuità che si osserva nelle testimonianze archeologiche dalla preistoria all’età medievale.

 

La documentazione più antica per questa regione risale al Paleolitico ed è rappresentata dalle faune fossili recuperate nei fiumi. In Museo sono esposte le ossa della mandibola e un palco di corna di cervo rinvenute nell'Adda e il cranio di un bisonte, rinvenuto a Quinzano d'Oglio. La prima frequentazione antropica del territorio è documentata nel Mesolitico ma in Museo sono conservati strumenti in selce scheggiata e lame d'ascia in pietra levigata del Neolitico, che testimoniano per questo periodo l'esistenza di scambi a lunga distanza attraverso la pianura.

Nella Preistoria la presenza umana risulta particolarmente significativa per l’età del Bronzo, come testimoniano i ritrovamenti del cimitero del Cantuello di Ricengo e dell’insediamento di Vidolasco, che costituisce una testimonianza estremamente significativa del popolamento della Pianura in un’epoca altrimenti caratterizzata da un marcato decremento demografico.

 

Nel Cremasco, la presenza dei Celti è documentata archeologicamente dai cimiteri, databili tra il III e il I sec. a.C. A partire dal III sec. a.C. i Romani estendono la loro influenza all'Italia Settentrionale, mediante l'occupazione militare, la realizzazione di strade e insediamenti (Cremona viene fondata nel 218 a.C.) e la distribuzione di terre da coltivare ai nuovi coloni. Nei territori a nord del Po la politica di annessione romana è più lenta e graduale e avviene mediante la costituzione di alleanze politiche con i maggiorenti delle tribù indigene. L'influenza romana porta ad un cambiamento complessivo del quadro culturale della regione: progressivamente il latino diventa la lingua comune, vengono prodotti vasi, suppellettili e ornamenti di gusto romano e scompaiono alcuni riti funerari più antichi. Questo processo lento e graduale viene definito romanizzazione e si prolunga fino agli inizi del I. sec. a.C.

I reperti esposti in Museo testimoniano il progressivo cambiamento del rituale funerario dovuto al contatto con i Romani: nelle tombe compare vasellame di gusto romano e progressivamente scompaiono le armi, che caratterizzavano invece il corredo delle tombe celtiche maschili più antiche. 

I terreni sono divisi in lotti e distribuiti ai contadini e il territorio viene occupato in modo capillare da fattorie e piccoli centri produttivi.

 

Nel territorio compreso tra Adda e Oglio gli insediamenti e i cimiteri di età romana sono poco documentati ma possiamo citare il piccolo centro di Camisano e la villa rustica di Gallignano. Il resto della documentazione archeologica è costituito da ritrovamenti tombali a Offanengo, Madignano, Castelleone (località Le Valli, Cassacavra e Corte Madama) e Genivolta. 

La pianura padana è attraversata da un fitto reticolo di vie stradali e fluviali che consentono l'arrivo di prodotti provenienti da tutte le province dell'impero: in Museo sono esposte alcune anfore, i grossi recipienti di ceramica destinati al trasporto di olio, vino e salse di pesce prodotti lungo le coste dell'Adriatico, in Spagna e nel Mediterraneo Orientale.

 

Solo in età tardoantica la presenza romana sul territorio è documentata in forme monumentali: una grandiosa villa viene infatti edificata a Palazzo Pignano. Secondo una concezione tipicamente romana la villa è organizzata in una parte residenziale, dotata di un impianto di riscaldamento e decorata con mosaici policromi, e una parte destinata invece alle attività produttive del grande latifondo che doveva circondarla. In prossimità della residenza viene costruito un edificio sacro, dotato di fonte battesimale

In età altomedievale il territorio cremasco subisce le sorti degli altri territori dell'Italia Settentrionale e fu occupato dagli Ostrogoti e successivamente dai Longobardi. In Museo sono esposti i corredi delle tombe di guerrieri longobardi rinvenute ad Offanengo (VII secolo) e Castelgabbiano (VI-VII secolo). 

Le collezioni del Museo si completano infine con la produzione ceramica rinascimentale e con alcuni elementi della decorazione architettonica in terracotta proveniente dal Duomo di Crema.

 


La sezione di Archeologia Fluviale

Interno della sezione di archeologia fluviale

Foto Carlo Bruschieri

 

Nel 2010 abbiamo aperto una nuova sezione, dedicata all'Archeologia Fluviale del territorio compreso tra Adda ed Oglio. Al suo interno sono esposte quattro delle tredici piroghe possedute dal museo, contestualizzate in un allestimento suggestivo e coinvolgente. Un tappeto multimediale interattivo ti consentirà di imparare divertendoti come si costruivano queste possenti imbarcazioni centinaia di anni fa.

 

L'allestimento e' stato curato da Thea Ravasi con Barbara Grassi e Lynn Pitcher. 

 


La Casa Cremasca

Riproduzione dell'interno della casa cremasca

L’allestimento ricostruisce la dimora padronale di una cascina cremasca di fine ‘800 – inizi ‘900. In una simile tipologia abitativa potevano trovare alloggio personaggi differenti, in genere posti al vertice dell’attività contadina, come il proprietario del fondo agricolo, l’affittuario, il fattore, che lavorava per conto del padrone o il mezzadro, che lavorava la terra dividendo a metà gli utili con il proprietario.

All’interno degli ambienti espositivi vengono illustrate le tecniche per la coltivazione del lino e la lavorazione dei tessuti, per proseguire quindi nella ricostruzione della cucina, con tutti gli oggetti e gli strumenti utilizzati nel corso delle attività quotidiane: la gremola per impastare il pane, la zangola per il burro, le pentole e tutte le suppellettili che si impiegavano per cucinare e servire a tavola. Il percorso prosegue nella camera da letto, chiamata suler, posta generalmente al primo piano della casa contadina, dove oltre ai mobili tradizionalmente presenti in questo ambiente si possono osservare alcuni oggetti particolari, come il guantone per il gioco della palla e un velocipede. 

Sussidi alla visita

Percorso tattile

Non vedenti e ipovedenti.

Pianta Casa Cremasca