17 maggio - Giornata internazionale contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere

16 Maggio 2024
Tipo articolo: 

Le famiglie omogenitoriali esistono, è un dato di realtà, ma ad oggi in Italia non esiste una Legge che le riconosca e le tuteli. La stessa legge 76 del 2016, nota come Legge Cirinnà, che istituisce, regolandole, le unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina le convivenze di fatto delle persone eterosessuali ed omosessuali, non equipara le coppie omosessuali alle coppie eterosessuali in alcuni aspetti fondamentali, tra cui quelli legati all’accesso alla genitorialità.
Le coppie di persone dello stesso sesso non possono infatti adottare bambini e bambine o accedere alla procreazione medicalmente assistita. Essendo impossibilitate a diventare genitori nel nostro Paese, molte coppie trovano soluzioni all’estero.
Nel nostro ordinamento viene riconosciuta solo la responsabilità del genitore biologico del bambino, mentre il genitore elettivo, dal punto di vista legale, non esiste.
Per poter garantire i diritti ai figli e alle figlie delle coppie omogenitoriali la soluzione, alla luce del vuoto normativo, è l’adozione in casi particolari.
Questa possibilità però presenta grossi limiti. Richiede infatti una procedura giudiziaria, con le conseguenti spese e il genitore intenzionale deve fare un’istanza al Tribunale per i minorenni per veder riconosciuto il suo legame con i figli. Successivamente il Tribunale, avvalendosi di assistenti sociali, deve verificare la sua idoneità genitoriale. I tempi possono essere molto lunghi: portare a termine l’adozione, infatti, può richiedere mesi e spesso anni. In quel periodo il bambino ha giuridicamente solo un genitore e il genitore intenzionale non può prendere decisioni per il minore in molti ambiti della vita quotidiana. Ad esempio, per riportare a casa il figlio da scuola o per autorizzare cure in ospedale è necessaria la delega del genitore biologico. Inoltre, esistono problematiche ed incertezze sulle conseguenze nella procedura in caso di morte di uno dei due genitori prima della conclusione dell’iter.
Per ovviare a questi limiti la soluzione migliore sarebbe un riconoscimento immediato.
Questo però può verificarsi solo nei casi di due mamme che hanno partorito all’estero e che posseggono un atto di nascita del paese in cui è avvenuto il parto, che viene trascritto dall’anagrafe, così come previsto per legge.
Nel caso di due papà, questa trascrizione non è possibile perché la GPA (gestazione per altri), a cui può ricorrere una coppia di uomini, in Italia è vietata per legge.
Per quanto riguarda i figli nati in Italia, fino al 2018 gli atti di nascita riportavano solo il nome della madre partoriente. Dal 2018 alcune sindache e sindaci hanno iniziato a riconoscere la doppia genitorialità già nella formazione dell’atto di nascita, indicando come genitori entrambe le persone che si sono consapevolmente assunte la responsabilità della procreazione.

Come già chiesto da più di 300 Amministrazioni di tutti gli orientamenti politici durante l’Incontro “Le Città per i Diritti” del 12 maggio 2023 a Torino, è però necessario ed urgente riconoscere alle coppie omosessuali gli stessi diritti di accesso alla genitorialità delle coppie eterosessuali e cioè il diritto all’adozione e alle forme di procreazione medicalmente assistita consentite alle coppie etero. Solo così si potrà porre rimedio alla mancanza di tutele e diritti per le famiglie omogenitoriali e mettere fine ad una situazione che di fatto è discriminatoria. Anche la Corte Costituzionale ha già più volte richiamato il Parlamento a colmare questo vuoto legislativo.

Per ulteriori approfondimenti:
https://www.famigliearcobaleno.org/
https://www.genitorirainbow.it/
https://www.retelenford.it/